Paradisi Terrestri

Malaisya


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MALAYSIA

Kuala Terengganu

Siamo arrivati ieri sera.
L’hotel è sul mare e dal terrazzo della nostra camera al 10° piano dominiamo le casupole dei pescatori e la spiaggia,

lunghissima e affollata di bambini che giocano con gli aquiloni. Dopo colazione decidiamo di prendere un taxi e di farci portare in centro città, nel quartiere cinese.
E’ animatissimo; alcune case di legno su entrambi i lati della strada hanno il tetto in lamiera e al piano terra si aprono una moltitudine di negozietti e magazzini che vendono di tutto, dagli alimentari ai pezzi di ricambio, dalle stoffe ai gioielli.
Arriviamo al porto dove sono ormeggiate numerose barche a bilanciere e alcuni barconi in legno che fungono da traghetto passeggeri per le due isolette di fronte.
Sul piazzale di fronte al porto c’è il mercato all’aperto, colorato e pittoresco. L’odore del pesce esiccato si mescola all’aroma dolciastro del cibo cotto al momento e, purtroppo, a quello penetrante e tutt’altro che gradevole dei durian, in bella mostra sulle bancarelle di frutta. Nonostante le recriminazioni di Claudio mi avvicino a una bancarella e convinco l’anziano venditore a tagliare un durian e a darmene solo uno spicchio.
Anche se mi devo tappare il naso mentre lo mangio, il sapore è buonissimo. Gli altri venditori assistono all’esperimento piuttosto divertiti e insistono per farmi comperare un frutto intero.  A questo punto Claudio se la dà a gambe e io lo seguo!

Visto che ci sono due barconi con già un pò di gente a bordo, saltiamo sul primo sperando che diriga all’isola che vediamo di fronte. In effetti non siamo riusciti a capirci bene con i barcaioli...speriamo in bene!
Scricchiola tutto e quando finalmente parte ci sono a bordo il doppio delle persone rispetto a quelle che probabilmente potrebbe trasportare.  Comunque arriviamo dall’altra parte e dopo parecchie manovre (questi barconi non hanno l’invertitore) approdiamo. L’isoletta è abitata esclusivamente da pescatori. Ci sono tutte le reti stese al sole; un pò sono a terra, un pò sui tetti.
L’odore del pesce secco è fortissimo.
Facciamo un giro tra le casupole e arriviamo in prossimità del cantiere navale. Qui vengono costruite le piroghe e le tipiche barche a bilanciere. L’antica arte dei mastri d’ascia viene ancora tramandata di padre in figlio e tutto è rigorosamente fatto a mano.
Torniamo indietro e adocchiamo un ristorantino che promette bene. Ha esposto il menù scritto in malese dal quale, naturalmente, non caviamo nessuna utile informazione circa quello che finirà nei nostri piatti. Però hanno una grande vasca piena di pesci di vario genere e, dopo averne indicato due dall’aspetto decisamente appetibile, ci sediamo, e ci guastiamo il tramonto sorseggiando una birra in attesa della cena.
Domani mattina alle 8.00 ci verranno a prendere e ci trasferiremo a Merang da dove partono le barche per l’isola di Redang.

Merang

 è un villaggio di pescatori con un imbarcadero in legno.
Un canale si apre la strada tra le mangrovie e sfocia in mare nella fascia sabbiosa di bassi fondali.
Il trasferimento all’isola dura un’ora e mezza e quando attracchiamo a Redang i ragazzi del luogo ci vengono incontro, si impossessano di tutti i nostri bagagli e li caricano su di un trattore escavatore che parte spedito lungo la spiaggia, bianca e lunghissima. Noi arranchiamo dietro a piedi.
Finalmente arriviamo al resort; solite formalita’ e drink di benvenuto. Ci accompagnano al bungalow; bello, in legno, con grande veranda e vista mare.
Il diving è piccolino ma ben attrezzato. I ragazzi sono disoccupati e quando ci vedono arrivare si precipitano a prendere le attrezzature. Se dipendesse da loro saremmo già in barca ! ...
Prendiamo accordi per il pomeriggio, per ora ci rilassiamo.

C’e’ parecchia risacca e alte onde si frangono sulla spiaggia. La barca è ormeggiata a circa 100 metri.
Entriamo in acqua, per raggiungerla,  con tutta l’attrezzatura; e qui...comincia il cinema.
Le onde sono alte e possenti; superarle non è uno scherzo (soprattutto se non si è abituati) Dopo una serie di infamanti ruzzoloni che mi piaggiano come una foca ubriaca lo scoramento tocca l’apice.
Il Divemaster, mosso a compassione, mi prende l’attrezzatura e mi invita a raggiungere la barca a nuoto … sarà meglio ….. !
(nei giorni successivi, invece, tutto fila liscio come l’olio in quanto i ragazzi si rendono conto che 'mama'  - è così che mi chiamano … sigh … - a terra è proprio imbranata e quindi  porteranno loro le attrezzature in barca).
A compensare i miei insuccessi ci pensano i numerosi cinesi che arrivano e partono dai resorts confinanti. Sono incredibili; quando arrivano saltano giù dalla barca vestiti di tutto punto e camminando nell’acqua, come se nulla fosse, coi bagagli sulla testa arrivano a terra ... zuppi come pulcini.  Quando partono, la scena si ripete al contrario, con l’aggravante che sono tutti diretti all’aeroporto e lì arriveranno in condizioni, diciamo,  per noi inaccettabili.
L’acqua è calda e molto limpida.

C’è una leggera corrente e l’immersione inizia trasportati lungo un wall a 10 metri di profondità. Le due cose che più ci colpiscono sono il numero incredibile di crinoidi che, abbarbicati a qualsiasi appiglio, dondolano dolcemente nell’acqua e le decine di anemoni di dimensioni notevoli.  La maggior parte sono chiusi e sfoggiano colori splendidi che spaziano dal verde smeraldo, al blu cobalto al giallo limone.

Essendo la prima immersione, Robin, il nostro Divemaster, non ci porterà a piu’ di 20 metri di profondità (diciamocelo sinceramente … vista la tragedia vissuta per entrare in acqua, probabilmente non si fida … !). Giunti sul fondale sabbioso, scopriamo in un anfratto due belle razze con il manto picchiettato da pois azzurri.
Sembrano non interessarsi a noi e non si spostano di mezzo centimetro nemmeno quando ci avviciniamo e le illuminiamo.
 Ma l’incontro piu’ bello di questa immersione avviene quando ormai stiamo risalendo.  All’improvviso ci troviamo dinnanzi a uno sfarfallio rosso fuoco; sembra di assistere alla danza elegante e sensuale delle ballerine di flamenco.  Ebbene sì, siamo davanti a due ballerine spagnole. Sono incantevoli, si spostano veloci in un turbinio di riflessi rossi e si rincorrono girando in tondo.

Quando torniamo in barca troviamo the, caffè e biscotti al cocco.
Niente male come prima immersione !
Anche Robin è contento … gli andiamo a genio!
Sorridendo ci conferma che sarà la nostra guida anche nei prossimi giorni.

Una volta sbarcati, dopo aver riposto l’attrezzatura ed esserci docciati, andiamo a giocare con gli scoiattoli che, apparentemente, abitano stabilmente sulle verande dei bungalows e sugli alberi sovrastanti.
Poi un aperitivo, il tramonto scarlatto, la cena e … a nanna … la vacanza sub inizia domani alle 8:30.       

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