Filippine

Quadro Socio Economico P1

Analisi di mercato 

Il mondo del turismo è sempre in continua sviluppo e crescita in tutto il mondo.

Ultimamente, forse per la crisi quasi globale oppure per i luoghi incontaminati e i prezzi bassi, il baricentro dell’attività si stà spostando velocemente verso il Sud Est Asiatico in luoghi come le Maldive, Tailandia, Vientnam, Malesia, Filippine, Indonesia ecc. 

Barriere tariffarie 

Le Filippine concedono a tutti i partner commerciali il trattamento della nazione piu' favorita o "most-favored nation treatment” (MFN). Il codice doganale filippino si basa sul sistema armonizzato e la maggior parte dei dazi è calcolata sulla base del valore cif del bene esportato. I dazi applicati variano dallo 0% al 65%. Nel 2010 le tariffe applicate con valori compresi tra lo 0% e il 5% corrispondeva al 60% del totale, quelle tra il 7% e il 15% erano il 34% del totale e il rimanente 6% corrispondeva a livelli di tariffa applicata superiore al 20%. La tariffa doganale media applicata è stata nel 2010 del 7,02%, con un calo del 4% rispetto al valore del 2009 (dati della Philippines Tariff Commission).
Indicativamente, il dazio applicato su materie prime, prodotti chimici e beni capitali arriva ad un massimo del 3%, quello sui beni intermedi si aggira tra il 5-15% e quello sui prodotti finiti arriva ad un 20-30%. I dazi più elevati gravano sui prodotti agricoli (zucchero e riso ai primi posti con, rispettivamente, il 65% e il 50%) e sulla carne. Vi sono 150 prodotti agricoli cosiddetti "sensibili” con tariffe che variano dal 30% al 65% a protezione delle produzioni locali.

Per quanto riguarda le importazioni provenienti dagli altri Paesi ASEAN - a seguito delle novita' introdotte dall "ASEAN Trade in Goods Agreement (ATIGA)” entrato in vigore il 17 maggio 2010 - per il 99% delle merci ricomprese nell'”Inclusion List” le aliquote tariffarie sono state eliminate. Permane un'aliquota del 5% su alcuni prodotti agricoli, mentre sulle produzioni considerate "sensibili” (riso, zucchero, etc.) le aliquote sono rimaste su valori che si aggirano intorno al 40% (nel 2015 e' comunque prevista una riduzione al 35% e al 5% rispettivamente per il riso e lo zucchero).

Con l'adozione dell'Executive Order 61, il 17 Ottobre 2011, a fronte di inefficienze nella produzione domestica nel far fronte alle richiesta interna, sono state apportate alcune significative modifiche al sistema tariffario. Nello specifico e' stata abbassata, dal 10% all'1%, la tariffa sugli alcool etilici importati, se destinati alla produzione di combustibili come previsto dal "Fuel Ethanol Program”; per alcuni polimeri (tra cui polyethylene, polyprophylene e styrene), le tariffe sono passate dal 15% al 10%, ed infine per le lamine in ferro i dazi sono stati addirittura aboliti, con un'opzione a riportarli al 7% una volta che la produzione nazionale abbia raggiunto un livello prefissato dal Board of Investments del Ministero del Commercio.

Il 23 settembre 2011 le Filippine hanno notificato al Dispute Settlement Body del WTO la loro intenzione a ricorrere in appello alla sentenza ("WTO Panel Report”) favorevole all'UE e agli USA riguardo alle imposte locali sui distillati. Tale sentenza aveva fatto seguito a "complaints” effettuati separatamente da Stati Uniti ed Unione Europea in merito a trattamenti fiscali discriminatori sui prodotti importati rispetto alle produzioni locali (tali discriminazioni, basate sulle materie prime utilizzate, favorivano i prodotti locali a base di zucchero e palma, a scapito di quelli importati a base di cereali). L'industria locale dei distillati ha generato circa 1 mld di dollari in entrate nel 2010 ed impiega, direttamente e indirettamente una forza lavoro di circa 5 milioni.

Vale la pena, infine, menzionare l'accordo bilaterale di libero scambio tra le Filippine ed il Giappone, entrato in vigore dopo lunghe polemiche nel dicembre 2008, che potrebbe avere ripercussioni negative per le italiane Ducati e Piaggio (qui presenti), in quanto prevede un graduale abbattimento dei dazi per i veicoli giapponesi. 

Barriere non tariffarie  

Le Filippine sono parte dal 1981 dell'"Agreement on Technical Barriers to Trade (TBT Agreement)”, concepito per rimuovere l'uso di standards e sistemi di certificazione come impedimento al commercio.

Per alcune categorie di prodotti (ad es. carne e bestiame, armi ed esplosivi, prodotti chimici, piante, etc.) sono richiesti permessi di importazione da parte delle competenti Autorita' nazionali e numerosi sono i prodotti che rimangono comunque soggetti a regolamentazione e per i quali viene richiesta una dichiarazione di pre-sdoganamento da parte di agenzie statali (riso, prodotti chimici essenziali, cianuro di sodio, carbone, parti di automobili).

Carni. Dal 2007 e' stato tolto il bando sulle importazioni comunitarie di carni bovine (mucca pazza) ed e' stata approvata la normativa sui Foreign Meat Establishments, che prevede due forme di accreditamento: per paese esportatore e per singola azienda.

Sottoprodotti avicoli: ad aprile 2008 e' stato rimosso il bando all'esportazione di alcuni sottoprodotti avicoli dall'Italia alle Filippine, in vigore dal febbraio 2006 in seguito ad alcuni casi d'influenza aviaria registrati in Italia.

In aprile 2010 a seguito di focolai di aviaria a bassa patogenicità (LPAI) a Bergamo, e' stato istituito un divieto temporaneo d'importazione di uccelli domestici e selvatici, tra cui pulcini e uova da quest'area.Il divieto, ad oggi, non è stato revocato dal Ministero dell'Agricoltura.

Piastrelle di ceramica: Il Ministero del Commercio e Industria filippino ha emesso nel maggio 2006 un'ordinanza che le classifica come prodotto "regolato” da standard qualitativi (per arginare il significativo flusso di importazioni dalla Cina, che costituisce – per livello qualitativo e prezzi – la vera concorrenza per la produzione locale).Sullo sfondo permane poi sempre l'impedimento (piu' o meno) occulto costituito dai costi dovuti, in questo Paese, da un alto livello di regulation e corruzione. 

Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale 

Oltre ad essere state recentemente introdotte dalla Corte Suprema Filippina delle norme speciali a tutela dei diritti di proprietà intellettuale, è attesa comunque, per il 2011, l'adesione delle Filippine al "Protocollo relativo all'Accordo di Madrid sulla registrazione internazionale dei marchi". Il protocollo una volta implementato, dovrebbe garantire un' infrastruttura efficiente e trasparente, fornendo agli investitori esteri un meccanismo flessibile, tempestivo ed economico per la registrazione e la tutela dei loro marchi in questo Paese.Da rilevare ad ogni modo che, se da una parte la normativa locale sulla proprietà intellettuale risulta sostanzialmente in linea con i principi internazionali, la sua applicazione pratica continua a lasciare molto a desiderare. 

Settore audiovisivo: Nonostante alcuni progressi recenti compiuti nell'ambito della legislazione anti-pirateria, la sua implementazione risulta ancora largamente insufficiente (e' indicativo che nei tanti bazar di Manila vengono tuttora offerti ad 1 euro ciascuno DVD riprodotti illegalmente). L' ”International Intellectual Property Alliance (IIPA)” ha recentemente inserito le Filippine nella "Priority Watch List”.

Settore agroalimentare: nei supermercati filippini sono presenti numerosi prodotti che richiamano nomi o colori identificabili con l'Italia.
Anche se nelle Filippine non esiste una normativa specifica a protezione delle Indicazioni Geografiche, il Codice della Proprieta' Intellettuale prevede genericamente la possibilita' di sanzioni amministrative e divieto di importazione (su richiesta della parte lesa) per i prodotti "imitativi” che ingenerano confusione per il consumatore riguardo la loro provenienza (la Ferrero Rocher ha nel 2008 intentato una causa presso un tribunale locale per un caso di contraffazione del marchio da parte di un'impresa filippina). Di conseguenza, le Indicazioni Geografiche potrebbero godere della tutela prevista per i marchi, se registrate in loco come marchi collettivi. 

Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese 

In generale, la situazione generale relativa agli investimenti esteri nel Paese è in crescita, dopo una stasi degli anni passati. Oggi le Filippine si candidano come una zona economica con notevoli possibilità di sviluppo, nonostante la legislazione filippina sugli investimenti presenta significative restrizioni per gli investitori stranieri.

Tale situazione, di cui risentono anche i nostri principali partners UE, ha fatto oggetto, nel corso degli anni, di una mirata azione nei confronti delle Autorita' filippine affinchè venisse promossa dal Parlamento e dalle forze di Governo l'adozione di una normativa capace di offrire un grado maggiore di apertura e di tutela degli investimenti.

La precedente maggioranza parlamentare ha in più occasioni ha fatto riferimento alla necessità di avviare un processo di riforma costituzionale -di per sè lungo e, sotto vari profili, controverso- quale precondizione per una revisione della legislazione nazionale sul tema.

Diverse prospettive potrebbero ora aprirsi con la nuova Amministrazione guidata dal Presidente Aquino, ma non è stata ancora annunciata alcuna misura specifica.

L'Accordo di Partnership e Cooperazione Politica tra l'UE e le Filippine, di cui si attende a breve la firma dell'ultimo Stato membro (UK), contiene uno specifico articolo relativo agli investimenti

In occasione della ministeriale economica EU-ASEAN tenutasi in Vietnam nell'agosto 2010. il Ministro per il Commercio e gli Investimenti filippino aveva inoltre ufficialmente manifestato l'interesse del Governo di Manila all'avvio di colloqui su un accordo di libero scambio (Free Trade Agreement o FTA) EU-Filippine, che potrebbe, in prospettiva, rappresentare un importante volano per l'apertura di questa economia.

Per il momento, il Foreign Investment Act del 1991 costituisce ancora il principale punto di riferimento normativo in materia di investimenti nelle Filippine, definendo una serie di settori ed aree di attività economica in cui la partecipazione straniera al capitale sociale è limitata o del tutto proibita.

Tali limitazioni e divieti sono elencati nella Foreign Investment Negative List, che viene aggiornata periodicamente. Gli aspetti salienti dell'ultima versione di tale lista sono i seguenti:

a) la partecipazione di capitale straniero nella proprietà terriera è limitata al 40%. Sono ammessi i contratti di land-lease, il cui periodo massimo, per gli stranieri, è di 75 anni. Agli stranieri è invece permessa la proprietà piena di unità condominiali (ma se i singoli condomini sono anche co-proprietari delle aree comuni, la proprietà delle unità condominiali è ammessa soltanto fino al 40%);

b) Per tutte le imprese la cui attività è rivolta al mercato interno, la partecipazione di capitale straniero è ammessa fino al 40%. Per tale tipologia di imprese una partecipazione straniera, anche piena, è permessa soltanto quando il capitale iniziale interamente versato è di almeno 200 mila USD. Importo che si riduce a 100 mila USD quando il numero di occupati supera le 50 unità.

c) l'esercizio di tutte le professioni è limitato esclusivamente a cittadini filippini;

d) la partecipazione, anche piena, di capitale straniero nel commercio al dettaglio è permessa con un capitale iniziale interamente versato di almeno 2,5 milioni di USD; per i beni di lusso il capitale minimo è di 250.000 USD;

e) la partecipazione di capitale straniero è limitata al 25% per i contratti di costruzione o riparazione di opere pubbliche, per i quali non sia richiesta la gara internazionale;

Le principali eccezioni allo schema summenzionato riguardano gli investimenti in particolari settori, ove l'investitore puo' detenere un controllo di una quota di capitale sociale superiore al 40% (ad esempio, imprese manifatturiere o di servizi nel settore IT la cui produzione sia per oltre il 70% destinata alla riesportazione verso l'estero) e gli investimenti localizzati nelle c.d. Zone Economiche Speciali, "ZES” (a agosto 2011 248 zone d'insediamento definite per decreto presidenziale, e regolate dalla c.d. "PEZA law” o Republic Act 7916 del 1994) ove l'investitore puo' avvalersi di particolari agevolazioni (ad esempio in materia di visti e di procedure per l'import-export) ed incentivi fiscali ("tax holidays” per un periodo predefinito; tassazione forfettaria del 5% sul reddito d'impresa allo scadere del periodo di esenzione, contro il 35% nel resto del Paese).

In materia di protezione legale, pur nell'ambito di una cornice giuridica che formalmente prevede adeguate garanzie per l'investitore straniero, la tendenza delle autorità politiche e giudiziarie e' di favorire la controparte locale nei contenziosi in atto.

Ulteriori ostacoli sono costituiti anche dall'alto livello di corruzione e dalla bassa qualità delle infrastrutture, insufficienti sia a causa della peculiare conformazione geografica del paese, sia per la mancanza di investimenti adeguati (un'eccezione riguarda le ZES, ove sono presenti infrastrutture piu' efficienti).

Nonostante le citate limitazioni derivanti dal quadro giuridico di base e le criticità operative rilevate, sono presenti nelle Filippine numerose multinazionali straniere, attratte dal basso costo del lavoro, dalla familiarità della manodopera con la lingua inglese e dai numerosi incentivi offerti nelle ZES (dove si concentra la quasi totalità degli investimenti esteri). 

Andamento dell´interscambio commerciale con l´Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali, individuazione delle aree di intervento

Nei primi 6 mesi del 2011 l'interscambio commerciale dell'Italia con le Filippine e' sensibilmente aumentato rispetto alla stesso periodo dell'anno precedente (circa +48% export e +14% import), pur rimanendo comunque su valori assoluti piuttosto modesti (circa 163 milioni di Euro per le importazioni e 185 milioni di Euro di esportazioni).
La bilancia commerciale, torna comunque ad essere sostanzialmente in pareggio (in linea con una tendenza di lungo periodo), dopo un significativo saldo negativo nel 2010.

Per quanto riguarda i dati relativi all'export, va comunque considerato che una notevole porzione dei prodotti italiani vengono importati nelle Filippine attraverso Singapore, Hong Kong e Cina, e sono registrati nell'interscambio filippino come provenienti da tali Paesi (e non quindi dall'Italia). Al contempo, secondo varie fonti, una significativa percentuale delle merci in entrata nel Paese (alcune stime indicano il 30/35% del totale) non verrebbero registrate (in ragione anche della scarsa efficienza/trasparenza delle Autorità doganali), contribuendo a rendere ulteriormente meno accurate le statistiche relative all'import-export delle Filippine.

Il volume dell'interscambio "reale” Italia-Filippine è pertanto, effettivamente, assai piu' elevato (una stima della locale Camera di Commercio Europea indicherebbe un interscambio effettivo tra i due Paesi di oltre il doppio). Nel contempo, si è assistito negli ultimi anni ad una crescita progressiva e sostanziale della borghesia benestante la cui necessità di affermarsi, anche socialmente, ha fatto incrementare in maniera esponenziale la presenza e la visibilità dei marchi di alta gamma del "Made in Italy” (Ferrari, Bulgari, Prada, Gucci, Ferragamo ecc.), che contribuiscono a sviluppare una crescente simpatia e attenzione nei confronti dell'"Italian Way of Life”.

Investimenti Italiani

Al fine di stimolare il rafforzamento dei rapporti sul piano economico, si sta promuovendo la revisione delle intese bilaterali in materia di investimenti e tassazione sui redditi. Tra il nostro Paese e le Filippine sono in vigore sia l'Accordo bilaterale per evitare le doppie imposizioni sui redditi (Legge n. 312/89), sia quello per la promozione e protezione degli investimenti (Legge n. 178/90).

A seguito dell'inclusione delle Filippine nella c.d. "black list” dei Paesi aventi regimi fiscali privilegiati (sulla base di criteri OCSE recepiti nella normativa nazionale italiana), la capacità di investimento delle imprese italiane nel Paese e' fortemente penalizzata. Queste, per operare efficacemente, sono infatti costrette a creare società di comodo in loco oppure interagire attraverso proprie filiali estere.
Tutte le imprese presenti sul territorio (sia le grandi come "Assicurazioni Generali” che le PMI) lamentano infatti le stesse difficoltà al riguardo. Si sono dunque promossi negoziati per le revisione del quadro delle intese bilaterali in materia fiscale (Protocollo di Modifica dell'Accordo bilaterale per evitare le doppie imposizioni sui redditi; Accordo Amministrativo per lo scambio di informazioni in materia fiscale) finalizzati al reinserimento del Paese nella "lista bianca” nazionale. Nel novembre 2010 le Autorità di Manila avevano manifestato la volontà di combinare un primo incontro negoziale a cui aveva fatto seguito uno scambio con il nostro Ministero delle Finanze dove si erano evidenziati (anche alla luce delle clausole previste dai modelli OCSE ed ONU) alcuni punti critici su cui elaborare un Protocollo emendativo dell'Accordo per evitare le doppie imposizioni. A breve dovrebbe aversi una proposta scritta da parte delle Filippine a cui, probabilmente, seguirà un invito alle controparti italiane per effettuare una missione in loco.

A fine settembre 2010, a seguito dell'adozione di provvedimenti normativi ad hoc da parte dell'Amministrazione di Manila, le Filippine sono state incluse nel "Progress Report OCSE sulle giurisdizioni cooperative” fra i Paesi che hanno dichiarato il proprio commitment agli standard di trasparenza e scambio di informazioni. Ciò dovrebbe facilitare, di conseguenza, l'auspicato inserimento dell Paese nella "lista bianca”. Ad aprile 2011, poi, un altro segnale incoraggiante si e' avuto in occasione della "Peer Review Group dell'OCSE”, dove le Filippine hanno avuto menzioni positive.

In ogni caso, a parte le "Assicurazioni Generali” (unico grande gruppo italiano qui presente, attraverso la controllata "Generali Pilipinas inc”), negli ultimi anni i pochi investimenti di rilievo effettuati sono stati quelli della Zamperla nel 1997 (giostre), della Bisazza nel 2001 (mosaici di vetro per rivestimenti), della Targetti (illuminazione) (quest'ultima ha chiuso nel luglio 2008), della Pangea nel 2007 e della Brulli Energia nel 2011. Sono tuttora in corso negoziazioni per una possibile joint venture operativa della "TMC Transformers” di Varese con la locale "Philippine Electric Corp
(Philec Co.)”.

In particolare:

nel 2007 l'impresa italiana Pangea (attraverso la consociata filippina Pangea Green Energy) ha investito circa 2 mln di dollari per un progetto di conversione di metano -estratto da rifiuti solidi nell'area di MetroManila- in energia elettrica, che dovrebbe generare circa 1,5 mln di dollari l'anno in carbon credits nell'ambito del Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto. La Pangea sta studiando altri possibili investimenti.

A fine 2007 si e' registrato un secondo investimento (sotto forma anch'esso di partnership, con quota di capitale italiano pari al 40% del totale) nel settore della marineria: con la partecipazione del R.I.N.A. (Registro Navale italiano) e di vari armatori italiani e' stata fondata l'"Italian Maritime Academy in the Philippines”, attiva nel reclutamento e nella formazione del personale filippino destinato all'imbarco su navi italiane.

Nel 2011 la Brulli Energia ha firmato un contratto con il DOE (Department of Energy) filippino per la costruzione di una centrale eolica di 44 megawatt nell'isola di Mindoro, un progetto dal valore complessivo di 2 miliardi di peso (44 milioni di dollari circa).

Ad oggi, vi sono diverse imprese italiane che risultano impegnate in contatti che potrebbero portare a possibili ulteriori investimenti di capitale. Sono inoltre tuttora in corso partecipazioni italiane a gare per commesse e forniture, sia governative che in ambito Asian Development Bank.

Esistono poi importanti partecipazioni italiane al capitale di alcune società filippine costituite all'interno delle cosiddette "Zone Economiche Speciali”. Tali aree, costituite attraverso il Republic Act No. 7916 del 1995 - Special Economic Zone Act -, sono delle porzioni individuate di territorio nazionale ove viene applicata una legislazione piu' favorevole all'insediamento e all'operatività delle imprese, con lo scopo di attirare i capitali stranieri; tali società, al 30 settembre 2011, risultano essere: 

· ADRISTE (PHILIPPINES), INC. (tessile)

· ALMONAVIDES HOLDINGS, INC. (settore alberghiero)

· CEBU FIL-VENEER, INC. (mobile e arredi)

· FUTURA GROUP CORPORATION (mobile e arredi)

· ITALINVEST DEVELOPMENT CORPORATION (immobiliare)

· ITALKARAT 18, INC. (pietre preziose)

· ITALPINAS, EUROASIAN DESIGN & DEVELOPMENT CORPORATION (immobiliare)

· TECHNOPROBE ASIA PTE. LTD. ("PHILIPPINE BRANCH") (microelettronica) 

Gli altri investimenti italiani nelle Filippine consistono in piccole attività economiche (laboratori artigianali ed orafi, falegnamerie, mobilifici, ristoranti, imprese di importazione di prodotti

alimentari) avviate da parte di connazionali, alcuni dei quali già residenti nel Paese.

Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale, individuazione delle aree di intervento

Il mercato filippino offre potenzialmente molte opportunità come nuovo sbocco commerciale. Ma l'approccio ad esso va elaborato con molta cura, data l'opacità del sistema economico, sostanzialmente oligarchico.

Il grande potere economico è nelle mani di poche famiglie, mentre la grande distribuzione è controllata dalla comunità cinese filippina.

Per i beni di largo consumo (articoli per la persona e per la casa, abbigliamento ed accessori, alimentari) esistono ampi spazi ma, data l'invasione di prodotti a basso costo provenienti in particolare dalla Cina e da Taiwan, la strategia migliore sembra essere quella di focalizzare gli sforzi sui segmenti medio-alti, attraverso il franchising, che è stata infatti la via seguita negli ultimi anni dalle principali griffe italiane della moda e degli accessori.

Potrebbero essere esplorati anche altri strumenti promozionali come ad esempio la "vetrina permanente”, in cui produttori italiani condividerebbero un luogo comune d'esposizione dei loro prodotti, in una locazione di prestigio ed elevata visibilità.

Il Paese vive infatti una vera e propria fase di boom dell' edilizia residenziale, del settore terziario e sopratutto del turismo.

Nei primi 8 mesi del 2011 le presenze turistiche (il 40% del totale sono sudcoreani e statunitensi) hanno superato i 2,6 milioni di visitatori dall'estero, con una crescita del 11,72% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel complesso, il turismo contribuisce per circa il 6% al PIL (Fonte: Department of Tourism).

In tale settore ( in cui l'investitore straniero puo' detenere fino al 100% del capitale sociale d'impresa) esiste ancora ampio spazio per investimenti, in particolare per gli alberghi di medio-alta categoria (di recente si sono registrati investimenti dagli USA, Giappone, Corea, Singapore e Cina). Il Governo sta inoltre puntando al rafforzamento ed all'ammodernamento delle
infrastrutture stradali ed aeroportuali (data anche la natura insulare del Paese). Per le imprese italiane esistono ampie possibilita' in merito allo sviluppo e alla gestione di resort turistici di fascia medio-alta, alla costruzione/gestione di piccoli porti turistici, ai servizi di yachting, alle forniture alberghiere, all'apertura di locali di cucina italiana, etc.

Nel contesto dell'azione governativa a sostegno del rilancio del settore turistico, si registrano, poi, positive aperture in relazione a possibili nuovi accordi aeronautici con Paesi partners di particolare rilevanza (oltre ad Hong Kong, Cina ed Indonesia sarebbe in considerazione anche l'Italia, ma in tale ultimo caso andrà tenuto conto della temporanea messa al bando dai cieli europei delle compagnie aeree filippine, decisa dall'UE nell' aprile 2010).

Quadro Socio - Economico 

Superficie:                  300.076 Km2

Numero Isole:             7.107 di cui circa 5000 disabitate e 2000 senza nome

Capitale:                     Manila 12.000.000 di abitanti Circa

Popolazione:               94.230.000 circa

Crescita demografica: 2,4% nel 2010

Forma istituzionale:     Repubblica Presidenziale

Membro di:                   APEC, ASEAN e ONU

Fuso orario:                +7h rispetto all'Italia; +6h quando in Italia vige l'ora legale

Lingue:                        Filippino (Tagalog) e Inglese.

Religioni:                     In prevalenza cattolica (85%) Sono presenti minoranze di musulmani

Moneta:                       Peso Filippino (1 EUR = 58 PH circa)

Prefisso per l'Italia:    0039

Prefisso dall'Italia:     0063

Passaporto:                 Necessario, con validità residua di almeno sei mesi al momento dell’arrivo nel Paese

Visto di ingresso:        Non necessario per soggiorni di durata inferiore ai 21 giorni

Clima:                         Per tutta la durata dell’anno il clima è caldo e umido, esso può essere genericamente suddiviso in due stagioni: una secca, che va da Gennaio a Giugno, ed una umida che va da Luglio a Dicembre 

Le Filippine, nome ufficiale “Repubblica delle Filippine”, sono un arcipelago di 7.107 isole ubicato nel pieno centro della regione Sud–Est Asiatica, posizione che ne fa un nodo nevralgico per gli scambi nell’intera zona. Conta una popolazione di circa 92.23 mln di abitanti (2010), con un tasso di crescita del 2,4 % ed una aspettativa di vita media intorno ai 70 anni circa. Il 20% della popolazione si concentra attorno all’area metropolitana della capitale, Manila.

Nel complesso, negli ultimi anni le Filippine hanno goduto di ritmi di crescita economica piuttosto sostenuti (con picchi superiori al 7% nel 2007 e nel 2010).

Nel primi tre mesi del 2010 le Filippine hanno presentato il 44° trimestre positivo consecutivo in termini di crescita economica a partire dal 1999, nonostante le numerose tipologie di crisi interne cui questo paese ha dovuto far fronte nell’ ultimo decennio. Tutto ciò è stato reso possibile da una ridotta crescita dell’inflazione, una buona struttura bancaria, una solida bilancia dei pagamenti, una sostenuta crescita delle rimesse dall’ estero ed un alto livello di consumo interno. Il quadro macroeconomico è rimasto pertanto piuttosto stabile sino all’ avvento della recente crisi dei mercati globali, che ha notevolmente rallentato la crescita nel 2009, rimasta in ogni caso positiva.

L'economia presenta importanti prospettive di crescita soprattutto grazie al turismo, all' industria agroalimentare, al business process outsourcing e alle attività estrattive e anifatturiere.

La nuova amministrazione della Presidenza Aquino si è impegnata a migliorare ulteriormente la governance interna del paese e la trasparenza del processo decisionale governativo. Inoltre è prevista l’attuazione di un nuovo piano fiscale che avvii un circolo virtuoso teso ad aumentare i ricavi per le casse dello stato e ridurre il debito pubblico nel medio/lungo periodo. Una crescita sostenuta potrà poi facilitare l’amministrazione Aquino nel raggiungimento degli obiettivi sociali previsti nel Piano di Sviluppo 2011-2016. 

Principali indicatori economici degli ultimi 5 anni e previsioni per il 2012


Le Filippine si possono dividere in 3 aree geografiche: Luzon, Visayas e Mindanao. Le Regioni sono 17, le province sono 81, le città sono 117, i comuni 1.501 e i barangays 41.982.

Le regioni non hanno un vero e proprio organismo governativo sono al servizio delle province che hanno un proprio governo. L'unica regione con un proprio governo è la Regione Autonoma nel Mindanao Musulmano. Sono state create 5 Super-Regioni economiche con l'intento di concentrare le forze al servizio dell'economia di aree specifiche.

Principali indicatori sociali e demografici

Analisi del mercato turistico  

Analisi dei flussi turistici e principali mete di destinazione:

Nelle Filippine non esistono dati ufficiali sul turismo. In base alle informazioni avute dai principali operatori del settore è comunque in forte e costante espansione. 

Relativamente all’Italia, nel 2011 si sono recati nelle Filippine 16.350 italiani (lo 0,46% del totale), con un aumento dell’8,66% rispetto al 2009 e si prevede un ulteriore incremento del 2,01% per il 2012 e 1,25% per il 2013 

Vivere nelle Filippine 

Quali sono gli stereotipi che gli Italiani dovrebbero dimenticarsi riguardo le Filippine?

Vi sono molti pregiudizi e paure spesso infondate che ostacolano in particolare gli italiani a scegliere queste isole.

Direi che la criminalità è nettamente inferiore a quella che si può immaginare e in molte provincie è addirittura assente. A parte le zone di Mindanao e le isole dell’estremo sud, dove è sconsigliato recarsi per la presenza di gruppi separatisti islamici, altrove il Paese è pacifico e tranquillo.

La forza della natura, meravigliosa e prepotente, spesso spaventa non poco chi valuta le Filippine come possibile meta. Ricordato che i tifoni sono fenomeni naturali e non killer spietati. La causa delle morti che si verificano è quasi esclusivamente da attribuire all’uomo stesso, per il disboscamento, la cementificazione del territorio, per l’apertura delle dighe in concomitanza a grandi piogge oppure per la sottovalutazione dei rischi che fa commettere errori con risultati drammatici.

La povertà è un altro fattore che và letto con una chiave diversa rispetto a quella usata in occidente. Qui è considerato povero chi non mangia tre volte al giorno e non ha un tetto sulla testa, seppur sia una baracca. Quindi si parla di una minima percentuale di filippini al di sotto di questa soglia. Comunque vi è uno spiccato senso di solidarietà nella gente comune ed un piatto di cibo non viene negato mai a nessuno. L’uomo occidentale che viene qui, il più delle volte vede e giudica con la sua metrica diversa che non è applicabile in queste regioni, facendosene quindi un idea distorta.

Aggiungerei ci. che quasi nessuno conosce, gli aspetti realmente positivi.
Le cose importanti che vanno dette di questo Paese sono che hanno uno sviluppo di coste tra le maggiori del mondo, 36.000 km di spiagge tropicali (più dell’Australia) 7107 isole delle quali 5000 disabitate e 2000 ancora senza un nome, vi sono meravigliosi vulcani, foreste pluviali, mari con la maggior biodiversità al mondo, chiese e  architetture coloniali dell’epoca spagnola. L’economia non ha risentito più di tanto della crisi mondiale ed il turismo e gli investimenti stranieri sono in vertiginoso aumento. Cose importanti che molti non riconoscono del popolo filippino sono la sua cordialità, l’ospitalità, la tolleranza, la pulizia, il modo gioioso con cui affrontano la quotidianità. Questo è forse l’unico luogo al mondo dove l’ essere straniero è un prestigio e non una vergogna, dove la popolazione locale ti favorisce e non ti ostacola. 

Stabilirsi alle Filippine vuol dire ritrovare allegria e serenità, rispetto e valori, tolleranza ed educazione, libertà ed opportunità è il posto giusto dove crescere i propri figli senza paure e con ottimismo. Chi cerca queste cose può cominciare a farci un pensierino è certo che dovrà cambiare lui stesso adattandosi a questa vita.

Perchè uno dei limiti dell’Italiano è proprio quello di pretendere che l’immigrato straniero si adatti alle regole del nostro Paese, il che va bene, se impone lo stesso principio a se stesso quando esce dai propri confini.

A chi è ossessionato dal denaro consiglierei di recarsi altrove, per trovarsi bene nelle Filippine le priorità dovrebbero essere altre è necessario lavarsi dai pregiudizi e dall’idea di superiorità che spesso ci inquina. Sentirsi diversi è un fatto giusto e normale, ritenersi migliori no. Tanta umiltà, spirito d’adattamento, coraggio e un certo budget che permetta di poter avviare una attività in proprio, ed una nuova pagina della propria vita, su una spiaggia delle Filippine può essere scritta.

Concluderei con la frase:

“…. cambiare sistema, regole, ritmi, abitudini, latitudine, non alla ricerca ossessiva della ricchezza materiale ma dando piuttosto valore alle semplici umane esperienze e rincorrendo il sogno per certi versi possibile di vivere due volte in una stessa vita.”. 

Costo della vita nelle Filippine - Aggiornato a Giugno 2012 

Il costo della vita si può sintezizzare in poche parole 100€ in italia sono paragonabili a circa 900€ nelle filippine. Di conseguenza il rapporto à di 1 a 9

Al giorno d’oggi si parla spesso della crisi economica che incombe su molti Paesi del mondo causando carenza di lavoro, bassi salari, pessimismo verso il futuro. Proprio per questo motivo molti connazionali ed occidentali in genere cercano di questi tempi un alternativa di vita in Paesi in via di sviluppo come il medio oriente, che possa offrire maggiori occasioni imprenditoriali ed un basso costo della vita.  

I prezzi sono convertiti in euro per facilitare il confronto con l’Italia. 

Gastronomia 

La cucina presenta caratteristiche piuttosto acidognole:

Quasi tutto è cotto con aceto e spremute di agrumi. Filippine. Riso, mango, spezie, pesce e salsicce da comprare al mercato e consumare sulla spiaggia. Tradizioni spagnole, messicane e asiatiche rivisitate e fuse con accenti latini.

Un mix di sapori intensi e spesso inconsueti. Una cucina poco conosciuta all’estero, che però si propone come crocevia gastronomico tra Asia e Spagna, con influenze dal Messico - la colonia di Madrid che per secoli è stata il ponte tra la madrepatria e le isole asiatiche - e dalla Cina. Certo, i novanta milioni di Filippini sono asiatici molto particolari in tutte le loro manifestazioni, non solo nell’arte culinariaIspirazione ispanica.

Per capire le particolarità dell’arte culinaria filippina, e la sua originale fusion ispano-asiatica, bisogna capire la storia di questa nazione formata da più di settemila isole. Genti di stirpe mongola colonizzarono l’arcipelago circa 15 mila anni fa e cominciarono le coltivazioni di riso, il loro principale alimento. Poi vennero gli spagnoli, che portarono piatti come la caldereta, le empanadas e i tamales per arricchire la dieta molto basilare delle popolazioni locali. I britannici fecero una fugace apparizione nella seconda metà del Settecento, ma non lasciarono tracce “golose”. Infine gli Americani, che si stabilirono qui alla fine dell’Ottocento e rimasero fino alla Seconda Guerra Mondiale, lasciarono un “tatuaggio” culturale più evidente: qui quasi tutti parlano inglese (con accento yankee), e non sono affatto rari i fast food.

Ma a livello gastronomico, ben più interessante e profonda è stata l’influenza cinese, vista anche la cospicua immigrazione da quel Paese. La gastronomia pinoy (termine col quale i filippini definiscono colloquialmente se stessi) può contare su un gran numero di ingredienti freschissimi (pesce, frutti di mare, riso, cocco, frutta esotica, usata anche in preparazioni salate) e anche di metodi di cottura mutuati dai diversi Paesi dell’area, che si fondono e si integrano per dare emozioni inconsuete al palato. Le salse all’aglio e pomodoro provengono dalla Spagna, i curry e l’uso del latte di cocco dalla Malesia, la salsa di soia, gli agrodolci e le combinazioni a base di zenzero sono invece proprie della cucina cinese. La paella è una delle pietanze più diffuse, come tanti altri piatti a base di arroz (riso), come l’arroz valenciana (un’altra paella di pesce) e il bringhe (un piatto di riso colloso con latte di cocco). La salsa di soya è onnipresente in cucina e qui serve a condire soprattutto le carni. La preparazione più popolare ovunque è però l’adobo, uno stufato di maiale con aglio, salsa di soia, foglie di alloro e aceto (ogni provincia delle Filippine ha il suo tipo peculiare) per creare un intingolo agrodolce che si cucina però con metodo spagnolo.

Dalla Madrepatria sono arrivati anche i chorizos, le salsicce alla paprika. Il pesce freschissimo (dai gamberi alle cernie, dalle seppie ai granchi) è portato in tavola sotto forma di seviche (crudo e marinato nell’aceto), o kilawin, quando alla seviche si aggiunge abbondante chili affettato e crema di cocco. Esiste una variazione sui tagliolini cinesi detta pancit (addirittura vengono serviti in locali “dedicati”, le panciterias e conditi con un’infinita varietà di salse, dalle ostriche a una salsa di gamberi e uova di anatra). In ogni festa popolare non manca mai il lechon, maialino di latte stufato con foglie aromatiche. I dessert a base di riso e latte di cocco sono di derivazione malese, come il bibingka, una torta di riso cotta in un forno portatile di terracotta e insaporita da foglie di banana e clay. Si trova anche sottoforma di street food. L’halo-halo, però, è forse il dessert più famoso: si tratta di una coppa di vetro riempita con fagioli e ceci sottoconserva e dolcificati, polpa di cocco (macapuno), langka (jackfruit), riso, radice di igname, ghiaccio tritato, flan de leche (tipo budino di latte), banane dolcificate, latte. E per finire, una guarnizione di gelato. 

Le perle della tradizione  

I filippini mangiano (almeno) cinque volte al giorno e, a metà mattinata e a metà pomeriggio, fanno sempre merenda. Il breakfast (almusál) consiste in riso fritto con uova e pan de sal (dei panini dolci) mangiati caldi e caffè forte.
Per il tanghalían (pranzo) o la hapúnan (cena) vengono serviti (tutti insieme, nello stesso momento) tanti piatti diversi: riso, zuppe, stufati, verdure soffritte, condimenti. Le pietanze vengono chiamate a seconda del metodo di cottura, piuttosto che riferendosi all’ingrediente principale: così, ad esempio, il kare kare è un curry leggero cucinato in una sublime e “setosa” salsa di arachidi. Per la merenda, i filippini che stanno fuori casa, in viaggio o al lavoro, hanno a disposizione un “eden” di street food.

Ovunque, nelle caotiche strade di Manila, come nei mercati dei villaggi più piccoli, si trovano bancarelle con ogni leccornia locale. Fra gli street food più popolari: banana cue (banane infilzate su uno stecco di legno, rotolate in zucchero di canna e poi fritte); betamax (cubetti di “sangue di pollo essiccato” e arrostito); kamote (una patata dolce pelata, passata nello zucchero di canna e poi fritta); chicharon (ciccioli). Poi le polpette di pesce o di calamari, messe su uno spiedino e poi condite con una salsa agrodolce ; gli isaw (intestini di pollo); le kwek-kwek (uova di quaglia bollite, intinte nel burro e poi fritte); le tokneneng (simili alle kwek-kwek ma preparate con uova di gallina).  

Una puntata al mercato  

A Manila il posto dove “costruirsi” un sano appetito è Intramuros, cuore della città costruita dai colonizzatori spagnoli e cinta da mura, dove visitare alcuni edifici storici (come la Casa Manila, una stupenda dimora coloniale) sopravvissuti ai bombardamenti della Grande Guerra e antiche chiese, come la cinquecentesca San Augustin, che miscela influenze castigliane, cinesi e locali. Dopo, si può andare a dare un’occhiata al principale mercato della capitale:dall’organizzatissima sezione delle carni (dove fanno bella mostra di sé anche orecchie di porco, code di bue e chilometri di trippa), si passa a quella del pesce: colorati pesci pappagallo (blu e gialli), lapu-lapu (cernia locale), verdure, tra cui il kangkong, “spinacio di fiume”, onnipresente in tanti piatti, e il kalamansi, un agrume dalla forma e dimensione di una pallina di ping-pong, dalla buccia verde come il lime e dalla polpa dolce e color arancio come quella del mandarino. Abbondano ovviamente, soprattutto in estate, le diverse varietà di manghi dolcissimi, frutti nazionali delle Filippine, che
compaiono in tantissimi piatti anche salati.

Viaggiando verso sud, per raggiungere il Lago Taal (al centro del quale sorge un vulcano, che contiene poi un altro lago da cui emerge un secondo cono vulcanico), ci si può fermare al piccolo ma animato mercato di Tagaytay. Ci sono vari tipi di riso sulle bancarelle, come il Crystal Blue, il Dinorado (il più caro, che arriva da Mondoro e costa 28 pesos al chilo), l’Angelika, il Triple Star. E poi le uova, che nelle Filippine sono un “affare serissimo”, nel senso che una piccola variazione di forma e dimensioni può far variare sensibilmente il prezzo. Una bottega vende esclusivamente uova: alcune strane, color magenta intenso. Sono uova d’oca messe per due settimane “a riposare” sotto fango e sale. Non manca nemmeno qui il più tipico (e popolare) street food pinoy: i balut, ovvero le sorprendenti uova d’anatra con l’embrione del pulcino dentro: si mangiano condite con sale e i locali asseriscono che sono una leccornia impareggiabile.
Chi non avesse il “coraggio” di assaggiare questa specialità, può sempre dirottare il proprio appetito verso gli spiedini di guance di maiale marinate. 

Al SUPERMERCATO 

In media, se si è da soli o in coppia, con 200/300.euro al mese si riescono a coprire le spese sul mangiare e con ulteriori 200 euro si possono coprire le spese considerate extra.

Se poi si è propensi nel fare la propria spesa al mercato locale, si risparmierà ulteriormente, avendo in più la certezza della freschezza dei prodotti.

Latte:                 1 Lt :            1,10€

Pane:                 1 Kg :           0,70€

Pasta:                1 Kg :           0,80€

Riso                   1 kg :           0,55€

Verdure              1 kg :           0,80€

Carne Pollo:        1 kg :           2.50€

Maiale :              1 Kg :           3,50€

Manzo :              1 Kg :           4,50€

Pesce: calamari : 1 Kg :           3.50€

Polipo :               1 Kg :           2,50€

Gamberetti :       1 Kg :           3.50€

Tonno :              1 Kg :           2.30€

Triglia :              1 Kg :           2.80€

Granchi :            1 Kg :           2.80€

Gamberoni :        1 Kg :          8.50€

Olio extra vergine: 1 Lt :         8.50€

Sapone, shampoo, dentifricio:  0,85€

Prodotti come latte fresco, pane, pasta, formaggi e olio extravergine sono prodotti che comunemente i filippini non utilizzano e pertanto i prezzi sono più alti. 

RISTORANTI 

Da 1,50€ a pasto (fast food es. McDonald, KFC, Burgerking etc.) ai 7/10 € in un ristorante di medio buon livello. Nei ristoranti più quotati comunque non si riesce a spendere più di 15/20€. 

CASA/AFFITTO 

L’affitto mensile di un appartamento nel comprensorio di Manila (il posto più caro) con due camere, un bagno, cucina e soggiorno può costare dai 300 euro in su. Se invece volete affittare in una città di provincia la spesa può scendere notevolmente, e un appartamento o casa direttamente sulla spiaggia la si può trovare a prezzi attorno a 400€ 

ELETTRICITA’ E GAS 

Basandomi sull’energia elettrica che utilizziamo a casa nostra per frigo, ventilatore, aria condizionata, due tv, 2 pc, radio e altri apparecchi elettronici minori, la cifra che mediamente si spende al mese è di circa 25/30,00 €. (P.S. La spesa per il riscaldamento dimenticatela) 

Una bombola da 15 Kg di gas da cucina costa più o meno 10,00 € 

ALTRE SPESE 

Internet (prezzi basati sulla compagnia telefonica SMART)

-chiavetta wi-fi USB ricaricabile: 15 cent per mezz’ora.

-internet fisso 24h: 15,00€ al mese

-Telefonino (sim e ricariche, prezzi basati sulla compagnia SMART)

-carta sim: 50 cent

-messaggi: smart a smart 2 cent a messaggio.

-smart ad altri operatori 4 cent a messaggio.

-smart all’estero 25 cent a messaggio.

-chiamata: smart a smart 10 cent per minuto

-smart ad altri operatori 13 cent per minuto

-smart all’estero 25 cent per minuto

L’uso del telefono fisso è sconsigliato per i costi fissi abbastanza alti, daltronde la copertura Gsm è ottima in quasi tutto il territorio.

Tv via cavo (70 canali tra internazionali e nazionali) 8,00€ al mese.

Diesel 0,85€ al litro

Benzina verde 0,95€ al litro 

MEZZI DI TRASPORTO 

Mezzi pubblici:

Jeepneys –tariffa minima 0,10€ ( 3/4km circa )

Taxi –tariffa minima 0,50€

Bus –1,00€ mediamente ogni 60 km

Metropolitana –tariffa minima (0,15€)

Automobile nuova piccola cilindrata – 5/6000€

Automobile suv nuova/pickup Ford/ Toyota/Isuzu –dai 20.000 ai 40.000€

Scooter Honda 125 nuovo –1200€

Barca a motore locale per due /tre persone nuova –1500/2000€ 

Informazioni Sanitarie 

La qualità delle strutture sanitarie pubbliche è sufficientemente adeguata nei grandi centri, mentre è scarsa nelle zone periferiche. Di migliore livello sono le strutture private, soprattutto nei grandi centri, pur se di costo elevato. Nelle cliniche viene comunque preteso che sia assicurata la disponibilità finanziaria del malato a sostenere le spese di ricovero, senza la quale neanche nei casi di grave emergenza viene prestata assistenza. La gamma di prodotti sanitari disponibili è abbastanza completa ed esiste la possibilità di sottoscrivere una polizza di assicurazione sanitaria sul posto, i farmaci sono reperibili in farmacia o nei negozi di medicinali (Mercury Drugs). 

Investimenti esteri diretti.

La liberalizzazione del settore degli investimenti esteri è stata inaugurata dal ”Omnibus Investment Code” del 1987, che consentiva la partecipazione estera a società locali fino al 40% del capitale. Il ”Foreign Investment Act” del 1991, che a tutt’oggi disciplina la materia, permette all’investitore estero di detenere fino al 100% del capitale di società locali con capitale di valore superiore ai 200 mila dollari, ad eccezione di quelle operanti nei settori indicati nella ”Negative List”, che, peraltro, è abbastanza limitata. Per gli investimenti di valore inferiore ai 200 mila dollari, l’investitore estero può detenere una quota non superiore al 40% 

Una persona fisica o giuridica, di qualsiasi nazionalità, può quindi investire nelle Filippine, in quasi tutti i settori, avendo fino al 100% del controllo dell’investimento. 

Il BOI, Board of Investments, è l’organo principale competente in materia di investimenti diretti esteri. Ogni investimento straniero deve essere preventivamente sottoposto ad approvazione e registrazione da parte della Banca Centrale (Bangko Sentral ng Pilipinas), ai fini del trasferimento degli utili, dei dividendi o per il rimpatrio dei capitali. 

Se l’investitore desidera usufruire di incentivi previsti dalle leggi e l’attività scelta rientra tra quelle indicate nell’Investment Priority Plan, o l'attività scelta prevalentemente ”export oriented”, bisogna effettuare la richiesta di registrazione al BOI ed ottenere un ulteriore certificato di registrazione dalla SEC, Securities & Exchange Commission (partecipazioni azionarie o costituzione di società) o dal BTRCP, Bureau of Trade Regulation and Consumer Protection (società con un unico socio o registrazione della ragione sociale). 

Se l’investimento avviene nelle quattro zone economiche governative Bataan (BEEZ), Baguio (BCEZ), Mactan (MEZ) e Cavite (CEZ), o nelle altr

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