Paradisi Terrestri

Thailandia


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THAILANDIA: Khao Lak e Similan Islands

Khao Lak: non è possibile dimenticare le terrificanti immagini riprese dal satellite e trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo nel dicembre 2004 dopo la furia dello Tsunami. Increduli e inorriditi avevamo pianto dinnanzi alle immagini di quella tragedia che si stava consumando a migliaia di chilometri da noi.  Il pensiero era corso a quel sarto che in un’ora aveva sostituito la cerniera del mio zainetto e a quella ragazza che camminava in modo strano perché non era abituata ad indossare le scarpe chiuse col tacco.
Due anni prima, nel novembre 2002, eravamo là.

Dopo un tour nel nord della Thailandia, ai confini con la Birmania, avevamo scelto di terminare la vacanza a Khao Lak  perché era una localita’ molto meno conosciuta,e quindi meno turistica di Phuket.
Il paese si sviluppava lungo la costa ed era attraversato dalla strada provinciale che da Phuket dirigeva a nord, verso il confine con il Myanmar.
Lungo la strada era un susseguirsi di negozietti: sarti, alimentari, casalinghi. I resorts, di dimensioni contenute, si affacciavano tutti sul mare.  Il nostro bungalow , al Khaolak Tropicana Beach Resort, aveva la parete rivolta verso il mare tutta in vetro e al mattino quando ci svegliavamo la prima cosa che vedevamo era l’azzurro dell’oceano. 
 
Sotto le palme, che ornavano la lunghissima spiaggia, innumerevoli ristorantini, costruiti su palafitte, offrivano menù a base di pesce.   Tutto intorno piantagioni di alberi della gomma e di palme, da cui ricavavano l’olio. Avevamo noleggiato un motorino per poter raggiungere comodamente il Diving e per poter fare dei giri nei dintorni.
Le spiagge più a nord erano deserte. Moltissime le barche dei pescatori che, verso sera, vedevamo seduti in circolo ad aggiustare le reti colorate. Tanti i bambini; davanti alle case, nei cortili in terra battuta, giocavano a palla e facevano a gara con dei rudimentali monopattini. Quando passavamo ci salutavano ridendo e gridando “hello!”.

Da Khao Lak, tornando a sud verso Phuket,  avevamo imboccato la strada che porta alla baia di Phan-Nga. Eravamo partiti di buon mattino.  Il paesaggio era magico. La strada tagliava le montagne verdissime. Nuvole di nebbia si sollevavano dal terreno e avvolgevano i campi, mentre i primi raggi del sole bucavano le nuvole.
Giunti in prossimità di Phang-Nga alcuni ragazzi ci avevano fermato, offrendosi come guide per visitare il parco nazionale, sia terrestre sia marino.  
La baia di Ao Phang-Nga era incantevole. All’orizzonte vedevamo spuntare dal mare dei cocuzzoli di roccia ricoperti di vegetazione.
L’acqua era verde scuro e un po’ limacciosa. Da un punto di vista strettamente balneare la zona non si poteva considerare molto invitante.
Con la barchetta di un pescatore, e la nostra giovane guida, avevamo girato nei canali tra le più di 40 isole, costituite da enormi rocce verticali di natura calcarea tra le quali, la più famosa, è l’isola di Ko Phing Kan (l’isola di James Bond) dove venne girata una parte del film "L’uomo dalla pistola d’oro".

Le barche per le escursioni giornaliere alle isole Similan partivano da Thap Lamu, ubicata tra Khao Lak e Phuket, ma eravamo riusciti ad organizzare le immersioni  tramite il nostro diving di Khao Lak.
Le isole Similan si formarono 100-150 mila anni fa e la loro composizione attuale e' dovuta allo smottamento delle rocce granitiche, scolpite dalla forza del vento e delle onde. La parola "Similan" deriva dal nome malesiano "sembilan" che significa "Nove". Nove sono appunto le isole  granitiche ricoperte dalla giungla tropicale che compongono l’arcipelago e che si sviluppano per circa 25 chilometri nel Mare delle Andamane.  Rappresentano da sempre una meta obbligata per i subacquei.  La bellezza delle immersioni e’ indiscutibile; muri di corallo, enormi gorgonie e spugne barile, grotte, formazioni rocciose.
A circa 50 miglia dalle isole Similan, vi sono le isole Surin.  Sono 5 isole vicine, coperte da folta vegetazione e abitate unicamente da una piccola comunità di pescatori. I fondali sono meravigliosi: tantissimo colore, pesce in abbondanza e acqua limpida.
 Anche le Surin sono parco nazionale e qui si trova il famosissimo punto di immersione, scoperto da Jacque Cousteau:
“Richelieu Rock”
Si tratta di una montagna sommersa a circa 14 km sud-est di Surin Tai. Dicono che questa immersione figuri tra le top-ten a livello mondiale e, a nostro giudizio, questa fama e’ ben meritata. Qui  avevamo fatto l’immersione più bella.
Una scarpata a forma di ferro di cavallo con intorno tante altre rocce di dimensioni inferiori era ricoperta da alcionari le cui sfumature andavano dal viola al rosso porpora.  Le gorgonie erano ovunque e raggiungevano dimensioni decisamente fuori dal normale.

Meravigliosi alcuni anemoni con i tentacoli rossi che ospitavano alcuni pesci pagliaccio. Tutto intorno era affollato di pesci di tutte le qualita’ e, in risalita, avevamo avvistato anche dei bei barracuda e alcuni carangidi.

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